Nel territorio del Comune di Vinci, nel corso dei secoli, sono state costruite diverse magnifiche ville, alcune delle quali ancora oggi ben conservate, mentre altre, purtroppo, si trovano in uno stato di degrado impressionante.
Tra queste c’è Villa Alessandri, sul colle di Petroio, raggiungibile da Sovigliana percorrendo un viale costeggiato da grandi cipressi, che ricorda quello che da San Giusto conduce a Bolgheri.
Salendo un poco, si arriva proprio all’ingresso della villa (di fronte c’è l’area dedicata a Bacco), ma il grande complesso, costituito oltre che dalla villa, dalla fattoria, dalla limonaia e dalla grotta sotterranea per l’invecchiamento del vino, versa in uno stato di decadenza assoluta causato dall’abbandono, dalle intemperie e da un incendio.
La cappella di San Francesco, situata all’interno, è oggi semidistrutta. Inizialmente era adornata da un pregevole dipinto di Jacopo Chimenti, detto l’Empoli (1551-1640), raffigurante San Francesco sul monte della Verna, genuflesso e appoggiato sopra un masso con un tordo, un pettirosso e una cinciallegra; la pittura fu in seguito portata a Firenze e sostituita con una copia, come ricorda il canonico Paci nel 1877, ma anche di questa non c’è traccia. La villa è, forse, la più antica fra quelle del territorio di Vinci. Le piante dei Capitani di Parte Guelfa del 1580 circa documentano l’esistenza di un casale dove ora sorge il fabbricato.
Fra la fine del 1700 e il 1820 il complesso assunse la forma che manterrà inalterata fino a oggi.
Si dice che l’architetto-ingegnere fiorentino Giuseppe Poggi (1811-1901), cui va il merito di avere maggiormente influenzato il volto di Firenze odierno, sia intervenuto a nobilitare gli interni e le facciate delle costruzioni sette/ottocentesche. Gli Alessandri, aristocratici fiorentini (con origine dall’antica nobile famiglia degli Albizi) sono stati i proprietari della villa dal Quattrocento sino al secolo scorso e, inoltre, possedevano la fattoria di Petriolo (Cerreto Guidi), il podere di Riottoli e diverse abitazioni nel castello di Empoli.
I Lorena nel 1752 riconobbero agli Alessandri, dedicatisi nel tempo al commercio e probabilmente iscritti all’Arte della Lana, il titolo di conte (concesso dall’Imperatore Giovanni Paleologo nel 1439) e iscrissero il loro nome nel Libro d’oro dei Patrizi, le persone più illustri. Il loro stemma è la pecora bicipite e si può trovare sia a Petroio, che sulla facciata di alcune case a Empoli tra le vie della Noce e Spartaco Lavagnini. Negli anni Sessanta la villa fu venduta alla famiglia Paladini e in seguito acquistata dalla famiglia Innocenti.
Ho scritto queste righe dopo che mio genero, appassionato collezionista, mi ha mostrato una singolare cartolina con l’immagine della villa, spedita nel 1915, per richiamare l’attenzione su questa bellissima dimora, che meriterebbe un grande recupero. Se, per la “rinascita” di antiche chiese, quali San Donato in Greti e San Pantaleo, sembra essersi accesa la speranza, grazie all’interessamento e alla tenacia di tante persone amanti della nostra terra, voglio augurarmi che possa avvenire un miracolo anche per Villa Alessandri, perché è davvero doloroso rassegnarsi a perdere un patrimonio architettonico, storico e artistico di tanto valore.
Cfr: “SOVIGLIANA Storia, Arte e Luoghi di Fede” Licena Vignozzi, Lorenzo Melani, Padre Giovanni Grimaldi, Agnese Sabato, Alessandro Vezzosi – Aleph Edizioni, San Donato a Livizzano, Montespertoli 2007; “Annotazioni storiche sulla nobile famiglia degli Alessandri “ Giampaolo Solleciti – Orizzonti Novembre – Dicembre 2018.