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Nella stanza 711 dell’ala Denon, posta a sud dell’intero complesso del Louvre – o alla destra della famosa piramide, se guardate la tipica fotografia della piramide del Louvre – al primo piano trovate la Gioconda. Secondo il sito ufficiale del museo più famoso del mondo la stanza è la più larga dell’intero museo, la Salle des États, per permettere al maggior numero possibile di visitatori di accedere e ammirarla.
Il dipinto più famoso di Leonardo misura 77 centimetri per 53, è in verticale (quasi un antesignano del formato portrait, i ritratti in verticale, per capirsi, tanto in voga negli utilizzi dei formati social – Leo ci aveva visto lungo anche i questo) ed è stato completato in quattro anni, dal 1503 al 1507. Leonardo lo cominica a Firenze, lo porta con sé a Milano nel 1507 e tenta di perfezionarlo nel 1513.
Secondo Gaetano Vasari e le sue teorie, la donna rappresentata è Lisa Gherardini, sposa del ricco setaiolo Francesco del Giocondo, che era un fornitore dei Medici e cliente di ser Piero, notaio e padre del Genio.
Il dipinto seguì sempre Leonardo, che nel 1517 lo portò con sé in Francia ad Amboise, accettando così l’ospitalità di Francesco I nel castello di Cloux.
Il Giocondo e la Gherardini non ebbero mai il dipinto, dunque.
E nemmeno ci furono i presupposti perché il quadro rimanesse in Italia: era a tutti gli effetti un oggetto di Leonardo e lui ne fece quello che gli è parso.
Anzi, in Francia, rientrò in un pacchetto di quadri che Francesco acquistò per 4000 scudi d’oro.
Fine della storia.
Da lì, il quadro passò per diverse mani, tutte di imperatori francesi, che più o meno amarono il quadro dopo la morte di Leonardo, il 2 aprile del 1519: Luigi XIII cercò di venderlo nel 1630 agli inglesi; Luigi XIV – il re Sole – lo volle a Versailles, nella sua collezione privata.
La Gioconda era quindi un bene della monarchia francese, che come gli altri fu nazionalizzato nel 1797 e fatto ricollocare nel Louvre, da dove il re Sole l’aveva preso nel 1665.
Nel 1800 Napoleone lo riprese e nel 1805, proprio Napoleone dispose che tornasse al Louvre.
Insomma, non sembra ci siano documenti ufficiali che dicono che la Gioconda, come quadro, (o Mona Lisa, come la chiamano gli anglosassoni) sia italiana, e non sembra che ci sia modo di rivendicarla come tale.
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