La campagna olearia del 2023

La campagna olearia del 2023

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Per noi vinciani l’olio non è solo l’ingrediente più insostituibile in cucina, ma è il testimone più antico della nostra storia e della nostra cultura.
I paesaggi delle colline del Montalbano sono da sempre caratterizzati da oliveti e vigneti, ma la vocazione olearia è più remota di quella della vigna e rimanda alla colonizzazione etrusca.

Fin da tempi lontanissimi, infatti, all’olio si attribuiva un valore più alto di quello del vino, dato che l’extravergine aveva una triplice funzione: energetica, alimentare, farmacologica.
Accanto alla tecnica colturale si è sviluppata nel tempo la tecnologia di estrazione, grazie alla quale sono stati perfezionati sempre più i frantoi, e da quelli a vite d’epoca romana si è arrivati alla macina e poi alla macchina a fiscoli (nata dall’intuizione leonardiana). Oggi, nella nostra regione si trovano frantoi realizzati nel rispetto dell’economia circolare, dotati di pannelli fotovoltaici, dove la sansa di olive alimenta le centrali a biomasse. Inoltre dalla sansa viene estratto il nocciolino, utilizzato come fonte di riscaldamento per produrre energia da fonti rinnovabili.

La zona di Vinci conta su quattro frantoi che rispondono in maniera soddisfacente alle esigenze dei produttori, ma in questo 2023 il lavoro è assai ridotto, poiché diversi coltivatori, specie quelli più piccoli, hanno dovuto rinunciare alla raccolta per la scarsità delle olive.

Questa lunga premessa per capire meglio la preoccupazione della nostra gente, che quest’anno deve fare i conti con una produzione olivicola misera, come succede purtroppo anche in molte altre parti d’Italia. I problemi sono stati causati dagli effetti dei cambiamenti climatici, dalla siccità invernale, ma soprattutto dalle piogge, dal freddo, dalle basse temperature inaspettate tra maggio e giugno, nel periodo cioè dell’allegagione (trasformazione dal fiore al frutto) e dal prolungato caldo torrido. Nei luoghi costieri e nell’area fiorentina la raccolta è andata un po’ meglio, ma a Vinci e dintorni si è verificata la cosiddetta “macchia a leopardo”, cioè alcune zone presentano una normale produzione di olive, mentre altre ne sono totalmente prive.

Le aziende olivicole della provincia di Firenze sono circa 4.000 e quasi la metà si trova nell’Empolese Valdelsa. La produzione 2022 di queste imprese agricole, pur non eccezionale a causa della mosca olearia, riuscì ad arrivare a 4800 tonnellate, ma nel 2023 sembra ridursi dal 50 al 60 per cento. Da noi il bilancio risulta ancora più disastroso. La conseguenza per il consumatore è l’aumento del prezzo dell’olio, da 15 a 20 euro circa al litro, ma tanti coltivatori non riusciranno neppure a compensare le spese.
Inoltre, per la scarsa quantità, dovremo necessariamente approvvigionarsi al mercato estero (Spagna, Grecia, Nord Africa). Lo stesso discorso è valido anche per la produzione vitivinicola danneggiata a causa degli eccessi del clima. Per fortuna, il livello qualitativo dell’olio è abbastanza buono per cui ci accontenteremo di condire i piatti preferiti con il nostro pregiatissimo olio, usato decisamente con più parsimonia. Non ci dimentichiamo, tuttavia, l’appuntamento con la tradizionale “cena dell’olio novo”, organizzata dalla Pro Loco di Vinci il 2 dicembre al Casale di Valle, per assaggiare “l’oro verde del Montalbano”, ottenuto, nonostante le pazzie della stagione, grazie alla passione e alla tenacia dei nostri olivicoltori.

Cfr: “Le colline di Leonardo” a cura di Mariella Zoppi – Regione Toscana – Pacini Editore 2009;
“Olio d’oliva, produttori in ginocchio”- La Nazione – Empoli 18 ottobre 2023.

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