tempo di lettura: 3 minuti
Il signor Giancarlo Pezzatini abita da molti anni a Spicchio e gentilmente si è mostrato disponibile a raccontarci i suoi ricordi di guerra, di quando aveva solo otto anni.
Nato il 5 luglio1936, ha vissuto quel doloroso periodo, essendo scoppiata la guerra il 10 giugno 1940. Abitava con la numerosa famiglia, composta anche da zii e cugini, alla Madonna dell’Erta, luogo di campagna poco distante da Spicchio, nel podere di Carlo Rigatti.
I suoi ricordi sono legati al 1944, quando i tedeschi avevano occupato l’Italia e anche i territori a noi vicini. Avevano occupato la fattoria di Calappiano, ma si erano impossessati anche delle stanze della sua casa alla Madonna dell’Erta. Il capitano tedesco aveva occupato una stanza di una casa vicina al ponticino e per la campagna erano sparsi molti soldati.
A Giancarlo è rimasto impresso il ricordo della nonna Emilia, che ebbe l’ordine di cuocere ben sette uova ai tedeschi. Allora lei accese il fornello a carbone, mentre un tedesco le porse un soffietto per fare prima. Gli americani iniziarono a bombardare il ponte di Empoli e nemmeno le zone di campagna furono risparmiate. Al suono assordante delle sirene, il piccolo Giancarlo e i familiari scappavano nelle fosse, dopo poco sfollarono al Casone di Collegonzi. Girava voce che i tedeschi avevano portato via molti uomini destinati a lavorare in Germania per il Terzo Reich. Allora il babbo e suo fratello di 19 anni si nascosero dentro ad alcuni tini murati. Per sfuggire alla cattura, tennero le gambe divaricate in modo da non essere visti mentre i tedeschi facevano luce con le pile. Le retate continuarono e così Giancarlo e i familiari sfollarono a Conio (nei pressi di Limite) dal Cinotti, caricando le povere masserizie su un barroccino.
Arrivati, suo padre temeva che gli americani confondessero gli sfollati con i soldati tedeschi, e insieme ad altri uomini tagliò dei pini per fare porticati, starci sotto e proteggersi. Tuttavia, sette uomini morirono ugualmente. Allora se ne andarono anche da lì per rifugiarsi in Fenza (tra Collegonzi e Limite). Ancora una volta gli uomini tagliarono pini, raccolsero frasche per fare ripari.
Giancarlo ricorda che con loro c’erano i signori Giacomelli e Vignale. Uno di loro cercò di attraversare l’Arno, ma trovò la morte a causa di una mina. Allo zio, durante lo sfollamento, nacque una bambina (Vanna), che poi morì di polmonite. La piccola bara fu sotterrata in cantina e tolta alla fine della guerra.
Il 2 settembre 1944, liberazione di Vinci, ne fu data notizia con un comunicato alla radio, così la famiglia Pezzatini rientrò alla Madonna dell’Erta, dove tutto era stato minato dai tedeschi.
Anche le bombe a mano erano numerose e si trovavano in tutti i luoghi. Raspollo, lo stradino comunale, che pensava alle strade, alle buche da riempire e allo sgorgo dell’acqua, disinnescava le mine: toglieva la spoletta e poi faceva bruciare il tritolo nel rio dei Morticini. Giancarlo è stato anche in classe della sua nipote, invitato dalle insegnanti della scuola primaria di Spicchio, a portare queste testimonianze e lo ha fatto volentieri, perché crede che chi ha vissuto la guerra abbia il dovere di raccontarla ai più giovani. La conoscenza di quei fatti non deve restare nell’oblio, ma essere trasmessa per servire da monito a tutti. Anzi, proprio oggi, la memoria di ciò che è stato diventa ancora più urgente e importante.
Un sentito grazie al signor Giancarlo e a tutti i nonni come lui.
Il Vinciarese ha una newsletter mensile su quello che è successo a Vinci nel suo territorio durante il mese appena trascorso.
La newsletter arriva ogni primo venerdì del mese e racconta tanto altro rispetto a quello che c’è scritto sul Vinciarese.
iscrivendoti alla newsletter acconsenti alla nostra politica di trattamento dei tuoi dati