Che storia ha la cappella Calistri

Che storia ha la cappella Calistri

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Recandomi di frequente da Sovigliana a Vinci mi capita a volte di percorrere la strada di San Donato e, arrivata in prossimità del paese, in località Valle, non posso fare a meno di volgere lo sguardo alla Cappella Calistri e, ogni volta lo stesso pensiero: “È davvero un peccato lasciarla andare in rovina”. Questo piccolissimo oratorio si trova infatti in totale stato di abbandono (il tetto crollato, gli infissi completamente divelti) e, nonostante la preoccupazione e le accorate segnalazioni di molti cittadini, nessuno ancora è riuscito a trovare una soluzione per poterlo restaurare.

Il luogo ove sorge la cappella è uno dei più suggestivi del territorio, immortalato da grandi scrittori e da pittori, nel corso dei secoli passaggio obbligato per le processioni che da Vinci si dirigevano alla pieve di Sant’Ansano in Greti.
L’edificio fu costruito intorno al 1860 dalla famiglia Calistri, che lo volle intitolare alla Maria Vergine del Buon Consiglio. Si trova citato per la prima volta nel verbale redatto in occasione della visita pastorale di Monsignor Enrico Bindi, vescovo di Pistoia e Prato nell’ottobre del 1868: “Questo oratorio è di proprietà della famiglia Calistri, che nel tornare a Vinci Monsignor Vescovo visitò, avendolo trovato pulito e ben tenuto e provvisto di arredi sacri da non meritare veruna osservazione”.

Fu visitato l’8 maggio 1874 anche dal vescovo Niccolò Sozzifanti e il verbale così riporta: “Fu costruito che non è molto, è pulito, a tetto, e però fu ordinato il Baldacchino sopra l’altare, è sufficientemente corredato di arredi sacri”.
Nell’Ottocento Vinci e la campagna intorno vantavano numerosi oratori, alcuni costruiti nelle vicinanze delle ville, a uso privato, altri edificati con le volontarie offerte del popolo e di accesso pubblico.
Oggi, purtroppo, diversi sono andati distrutti oppure la loro struttura originaria è stata talmente rimaneggiata o in rovina che per un occhio profano è davvero difficile intravedere l’antica sacra costruzione.

Ho timore che la stessa sorte sia destinata a questo piccolo edificio dalla forma “ingenuamente neo rinascimentale”, che tuttavia riesce ancora ad attirare l’attenzione del passante.
Allo stato attuale, nonostante le disastrose condizioni, la cappellina potrebbe essere recuperata ma il tempo, le intemperie e i vandali contribuiscono ad accelerare la completa distruzione.
Non conosco le vicende successorie e a chi oggi sia intestata la proprietà, ma vorrei lanciare un appello alle competenti autorità civili e religiose per un interessamento prima che sia troppo tardi: recuperare questo bene, restituirgli decoro, significherebbe valorizzare la zona, riscoprire la nostra storia, ricordare la religiosità degli antenati e sarebbe, senza dubbio, un incantevole biglietto da visita per chi arriva a Vinci da Est.

Cfr: “Storia religiosa della Comunità di Vinci nel 1800”, Tesi di Laurea di Beatrice Ciattini- Università Studi Firenze- Facoltà Magistero (anno accademico. 1983/84);
“Il parco letterario per il Montalbano – La Cappella del Calistri dal romanziere Russo Mereskovskij allo scrittore Testaferrata” di Nicola Baronti – rivista Orizzonti maggio 2019;
“I segni del sacro – Immagini della religiosità popolare nel Comune di Vinci”- Silvia Ciappi, Stefano Cipollini, Luigi Palandri, Emanuela Ferretti, Nuova Toscana Editrice, Campi Bisenzio 2000.

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