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“La pertica di Chopin” è una suite poetica, originariamente scritta per voce e pianoforte. Un testo del nostro Nicola Baronti, tra i vincitori del Premio Letterario Arno 2010, presieduto da Marco Marchi, rappresentato più volte fino al 2011, da Lastra a Signa a San Miniato fino in Trentino, in un gemellaggio tra Arno e Piave.
L’operina è stata presentata a Vinci solo lo scorso marzo al ConvinToo, nonostante sia dedicata ai navicellai dell’Arno, in particolare a quelli Spicchio, che hanno segnato per secoli la storia di una società e che il fiume riconsegna alla memoria in poche superstiti tracce: nei resti dei sentieri percorsi dai bardotti, nei nomi delle vie in prossimità dei vecchi porti e dei passi di nave per attraversarlo.
L’attività dei navicelli (dalle nostre parti detti anche becolini), esercitata in virtù di una concessione granducale, costituiva la principale fortuna per la nascita di quella borghesia chiamata dell’alzaia, dal nome della fune e del sentiero lungo il fiume, da cui i cosiddetti bardotti (persone o animali) trainavano controcorrente le imbarcazioni.
La fine dei navicellai aveva una data certa: quella dell’arrivo della ferrovia che da Pisa raggiungeva Firenze nel 1848 . Era il tramonto di un’epoca che, assieme al progresso delle vie ferrate e di nuovi ponti, metteva in crisi l’occupazione, soprattutto quella delle famiglie degli operai e dei bardotti e, in generale, una certa economia di servizi nell’ambito dei trasporti fluviali e delle comunicazioni, assai diffusa e fiorente lungo l’Arno.
Negli stessi anni, mentre venivano pensionati i becolini, una nuova musica si affermava nel mondo, quella di Fryderyk Chopin (1810-1849), pianista di moda nei salons parigini. La sua arte rappresentava indiscutibilmente la perfezione del romanticismo musicale e l’idealizzazione della musica popolare del tempo, con i celebri valzer e una malinconica barcarola: un triste contrasto con il mondo degli ultimi navicellai.
Come ha tiene a specificare l’autore: «Oggi un nuovo canale elettronico di comunicazione, altrettanto liquido e fluido, veicola le immagini e le notizie da una parte all’altra di questo pianeta, con minor fatica per gli uomini, senza bisogno di una pertica o di una fune. Basta un dito. La storia dei navicellai ci insegna che il progresso non si può arrestare. Forse solo la musica di Chopin e la poesia di stantie immagini possono far rivivere l’immagine interiore del vecchio fiume, dando nuova vita e significato a quelle superstiti tracce ed ai tramandati nomi di tante famiglie, località, sentieri del territorio».
Nasce pertanto questo testo in cui storia e poesia si mescolano, in cui la storia dei becolini rivive grazie alla poesia e a internet.
Il critico d’arte, Rodolfo Tommaso che ha curato la pubblicazione in “Nuovi suggerimenti ermetici” (Helicon edizioni, 2011) evidenzia come nell’opera “il concetto di attualità si trasformi nell’espressione “modernità senza tempo”, testimone della nucleità di un linguaggio che giunge senza snaturanti o illusorie filtrazioni – intendo senza forzature – a forme logiche di ermetismo. Infatti, l’autore, raccontando un’onda percettiva interiore, una visione, una memoria o l’ombra significante di una figura nel suo calore culturale, mettendo in moto un meccanismo di codici evocativi e analitici i quali, procedendo per luminose associazioni lessico-sostanziali producono un risultato di forza enunciativa compenetrabile a quell’area dell’oltre da sempre connaturata all’idea stessa di comunicazione poetica”.
Per dirla, in modo più semplice, come l’autore: «La poesia non ha tempo, è atemporale, permette di spaziare dal passato al futuro, non soffermarsi sul particolare o sulla data, come si deve fare in una relazione scientifica e storica, quindi, può rendere universale anche il presente, ipotizzare persino il ritorno dei becolini, controcorrente, trasportati dalle immagini trattenute del fiume nei suoi secoli di vita». Miracolo della poesia!
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