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Il primo appuntamento de “Le parole del Convintoo” è stato dedicato a “La storia più incredibile che conosco“, il romanzo di Marco Bigazzi. Luca Melani l’ha incontrato e ne ha fatto una recensione.
«Andate dove il cuore, l’istinto o il vostro sesto senso vi portano e rilassatevi, pensando alla cosa più bella che vorreste accadesse. Chissà… potreste essere i protagonisti della storia più incredibile che vi possa capitare».
Queste le parole che danno inizio all’ultimo romanzo di Marco Bigazzi (Empoli, 1984), scrittore per passione, ma autore da sempre, fin quando da ragazzo immaginava come narrare le realtà e le dinamiche generazionali attraverso le proprie esperienze, soprattutto grazie ai legami con il proprio territorio, l’Empolese Valdelsa e il Montalbano.
“La storia più incredibile che conosco” (2022), edito da Albatros, presentato al primo di un ciclo di incontri letterari del Convintoo a Vinci, rappresenta infatti un sincero sguardo sul mondo di ieri e di oggi; il mondo tra adolescenza ed età adulta, quello fatto di spensieratezza ma anche di ansie, di aspettative e di delusioni, di amori e di amicizia.
Proprio quest’ultima, l’amicizia tiene strette le trame del libro di Bigazzi, attraverso l’avventura di tre amici, che in una magica sera di fine estate si troveranno a percorrere strade da loro conosciute ma che da quel momento diverranno tortuose e piene di imprevisti.
Un romanzo on the road che porta chi legge con sé, in maniera divertente e scanzonata ma con gli occhi sempre sulla strada che divide i protagonisti da una meta tutt’altro che scontata. Il viaggio di cui parla il romanzo è anche il viaggio che ogni personaggio della storia compie alla ricerca di sé stesso, mettendo alla prova le proprie certezze e riscoprendosi in parte cambiato, come dopo ogni incredibile storia che ad ognuno di noi possa capitare.
Quello che Bigazzi racconta è però anche il viaggio verso gli Anni ’90 in un parallelismo costante con l’attualità, con un presente fatto forse troppo spesso di parole non dette, di strade già segnate e di una quotidianità veloce che porta via con sé qualche emozione di troppo.
Il romanzo riconduce quindi ad un tempo non troppo lontano ma comunque passato, tratteggiato abilmente da Marco Bigazzi, che colora la storia con una scenografia intrisa di dettagli: oggetti, nomi e musica che ci riportano direttamente a quel vicino passato.
Insomma un racconto che assomiglia molto ad una colonna sonora, o come diciamo oggi, ad una playlist che ci fa alzare il volume e cantare sforzandoci di ricordare tutte le parole, per non dimenticare alcuni momenti della nostra vita, soprattutto quelli più incredibili.