Con l’ideatore di Giornalisti al Microfono, abbiamo parlato di nuove forme di giornalismo. Come orientarsi fra le tante novità.
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Lunedì 28 dicembre abbiamo ospitato Francesco Guidotti su Facebook, per l’anteprima del premio ‘L. Berni’.
Abbiamo trattato diversi temi relativi al nuovo modo in cui il giornalismo sta procedendo, visto che proprio Guidotti ne sta usando uno dei principali – che vedremo a breve – e appunto per questo la discussione di lunedì scorso ha preso questa direzione naturale.
Francesco Guidotti ha ideato Giornalisti al Microfono, un podcast nel quale intervista altri giornalisti e chiede loro di parlare del loro lavoro e delle loro esperienze.
Un podcast non è altro che una puntata radiofonica, ma anziché essere registrata dentro uno studio radiofonico, può essere registrata con qualsiasi altro strumento e ascoltata in qualsiasi momento. Anche una puntata di un programma radiofonico può diventare un podcast: con le nuove tecnologie, i tecnici in radio possono salvare il file audio di una puntata registrata fisicamente in uno studio radiofonico e poi possono raggruppare tutte le puntate e renderle fruibili su internet, tramite applicazioni che permettono l’ascolto dal cellulare o da qualsiasi nostro dispositivo connesso.
Qualsiasi radio offre i propri programmi sotto forma di podcast: prima registra la puntata, poi la mette a disposizione per essere ascoltata successivamente.
Tutti (per fortuna o purtroppo) sono in grado di fare un podcast. Esistono infatti delle piattaforme che permettono di organizzare i nostri file audio e renderli fruibili: basta un microfono, sapere utilizzare un programma che permetta di tagliare e montare i pezzi di quello che abbiamo detto e metterci un sottofondo, avere delle cose da dire. Una di queste piattaforme è Spreaker, sulla quale si trovano tantissime serie di podcast, che si possono scaricare e ascoltare in differita.
Ebbene, il podcast è diventato ultimamente una forma di intrattenimento e di informazione. Ci sono giornalisti che si sono “messi in proprio” e producono il proprio podcast per fare informazione. E ce n’è per tutti i gusti: basta cercare.
Un altro modo per informarsi è iscriversi a una newsletter. Al di là del mero strumento di marketing quale è stata concepita una newsletter, ci sono in giro dei prodotti interessanti con i quali informarsi senza consultare solo giornali o siti di informazione. Anche qui, il giornalista che scrive una newsletter si mette in proprio, si svincola dalla linea editoriale e dai temi generalisti del giornale per cui lavora e propone i propri contenuti. Noi che siamo utenti dell’informazione andiamo sul suo sito, ci iscriviamo alla newsletter e accettiamo che periodicamente ci arrivi per email un suo articolo, o una serie di suoi articoli.
Il vice direttore de Il Post, Francesco Costa, ha una newsletter (e un podcast) che si chiama “Da Costa a Costa” e parla solo ed esclusivamente di politica degli Stati Uniti. Chi è interessato a questo tema sa dove trovare le informazioni che cerca ed è iscritto a questa newsletter (e ascolta il suo podcast).
Come lui, altri giornalisti attuano lo stesso metodo. Sono dei pionieri, certo, ma è un altro modo di fare giornalismo, svincolato dalla redazione di appartenenza e più diretto all’interesse del lettore/ascoltatore, anche più intimo, se vogliamo, visto che il modo di fruirne è sostanzialmente personale, ovvero attraverso il cellulare (nella mail o negli auriolari, se stiamo ascoltando una puntata di un podcast).
Questi due nuovi mezzi di informazione – che non sostituiscono gli altri, il giornale in edicola, il telegiornale, il giornale radio – possono essere fruiti gratis o a pagamento. La scelta è del lettore, perché molti podcast e newsletter sono gratuiti, e tuttavia hanno dietro un lavoro fatto da professionisti dell’informazione seri, che per passione (e promozione personale – è normale e giusto che sia così) propongono i loro temi.
È un altro modo per raccogliere risorse per il proprio lavoro giornalistico, e alternativo alla raccolta dei fondi attraverso la pubblicità che troviamo sui giornali e siti tradizionali. Inoltre, visto che negli ultimi anni la pubblicità paga sempre meno, alcuni hanno trovato il metodo di proporre il loro lavoro su altri canali.
Ma se è gratis, perché devo pagare?
È una domanda legittima, ma che purtroppo è la conseguenza di un sistema che negli anni, con internet, si è distorto. Il fatto che l’informazione on line sia gratuita ci ha fatto dimenticare che prima eravamo disposti a spendere per comprare il giornale in edicola e poi abbiamo preteso (e subìto) un’informazione gratuita e via via sommaria.
Abbiamo dimenticato che il lavoro giornalistico, anche se gratuito per il lettore, ha un suo valore. Newsletter e podcast, ma anche altri siti di informazione e approfondimento, propongono ai propri lettori e ascoltatori un sistema di donazioni: loro offrono informazione di qualità gratis e il lettore, convinto della bontà di questa informazione, paga volentieri per qualcosa che altri hanno senza pagare.
Valigia Blu (come altri) fa questa cosa, e al netto dei gadget che regala ai donatori, è riuscita, tramite la qualità dei contenuti, a superare ogni anno l’obiettivo di donazioni posto all’inizio della campagna di raccolta dei fondi. Parliamo di decine di migliaia di euro donati volontariamente dai lettori, che sanno che su quel sito si trovano contenuti meritevoli di un valore, e con loro il lavoro dei giornalisti che li producono. Ecco perché pagare un abbonamento a un giornale (o donare dei soldi) anche se quei contenuti si possono leggere o ascoltare gratis. Chi ne guadagna è l’informazione. E non è una frase retorica.
Con Francesco Guidotti abbiamo parlato tutto questo, che poi è quello di cui si occupa lui con il progetto per il quale è stato premiato.
Guidotti studia e sperimenta la prospettiva del futuro giornalista con la sensibilità del presente, seguendo la propria curiosità, la propria passione, con la disponibilità e lo spirito leonardesco di trovare nuove forme e soluzioni per una professione fondamentale per chi ama la conoscenza del sapere. Un vero premio leonardesco, che guarda al futuro ponendo al centro la ricerca di nuove strategie nella comunicazione del sapere, in questa settima edizione del Premio Berni per il Cronista Toscano.
Nicola Baronti, presidente di Vinci nel Cuore